This paper uses Bourdieu's notion of field to discuss the historical process of transnationalization in national and local-level bureaucracies, due to the promotion of firms' internationalization and value chains restructuring. By drawing on the case study of a single Italian state agency, Informest, analyzed within a larger field of public and private actors promoting Italian firms beyond borders, this paper makes the following contributions: (a) it critiques the too narrow notion of the "political" in political geography by claiming the need to include transnational firms and entrepreneurs among the actors shaping changes to the spatial reach of certain state bureaucracies, allowing them to operate across national borders to better serve firms; (b) it argues that Bourdieu's notion of field is an effective theoretical tool to analyze synergies and mutual influences between bureaucracies and firms value chains; (c) in so doing, it places firms alongside foreign policy and domestic political struggles to explain the emergence of outward investment promotion as a field of transnational bureaucratic practice; (d) It highlights the need to not take bureaucratic organizations for granted; instead, it focuses on the broader (geo)political processes leading to the birth, growth, and occasional death of transnational bureaucracies. In so doing, it places the transnationalization of Italy's bureaucracy in a specific geohistorical context.
2003/2004 ; I distretti industriali, sia nel dibattito scientifico che nel mondo della prassi, talvolta diventano una formula applicata acriticamente, senza molta riflessione sui diversi contesti di mercato ed i percorsi storici che definiscono le peculiarità, il successo o l'insuccesso del distretto. Lo scopo di questa tesi è di "smontare" questa formula, dimostrare come i distretti non sono tanto una realtà tangibile, quanto un'interpretazione, altamente dibattuta ed in evoluzione, della realtà. Il primo obiettivo è quindi restituire la dimensione critica ai lavori sui distretti industriali, e lo si fa ripercorrendo la storia del pensiero sui distretti. In sostanza, questa tesi consiste per la maggior parte in un'analisi della letteratura sui distretti industriali, focalizzata sui dibattiti inter ed intradisciplinari che hanno portato all'evoluzione del pensiero sui distretti, per dimostrare che si tratta di una linea di pensiero dinamica ed aspramente dibattuta. Il secondo obiettivo è un'esortazione alla comunità dei geografi italiani. Si è appositamente strutturata questa storia del pensiero distrettuale attorno agli stimoli reciproci che studiosi italiani ed anglosassoni si sono dati nello sviluppare le rispettive idee, per dimostrare quanto possano essere fertili gli scambi internazionali. Questo perché si vuole invitare la comunità geografica a puntare sempre di più su questo tipo di scambi, da farsi nel modo più ovvio per il mondo accademico: pubblicare su riviste internazionali, e nel contempo invitare sistematicamente gli studiosi stranieri che si occupano dell'Italia (come John Agnew tra i geografi, o Robert Putnam tra i docenti di Scienze politiche) a pubblicare sul Bollettino della Società Geografica Italiana o sulla Rivista Geografica/italiana. Oltre alla fertilità intellettuale, questo ha il non trascurabile vantaggio che le collaborazioni internazionali per la ricerca hanno maggiore facilità ad ottenere fondi dalle organizzazioni internazionali, come l'Unione Europea. Il terzo obiettivo è dare un contributo allo studio dei distretti industriali nell'Est Europa, specialmente per quanto riguarda l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Il legame tra questo terzo obiettivo ed i primi due è di carattere metodologico: sia le linee evolutive della letteratura, che la diffusione ad Est del modello dei distretti vengono analizzati dal punto di vista delle reti di relazioni tra attori a livello internazionale. In questo, sebbene non appaia esplicitamente, la tematica del confine è sempre presente sullo sfondo. Comunità appartenenti ad una stessa entità statale - siano esse composte da studiosi, imprese, o funzionari - hanno la possibilità di condividere una lingua, sistemi normativi, strutture di prezzi e tradizioni comuni, che invece si differenziano a partire dal confine. Gli attori analizzati in questo lavoro hanno in comune l'aver saputo sfruttare a loro vantaggio queste differenze. Gli studiosi che si sono scambiati idee, gli imprenditori che hanno attinto a nuovi mercati e ad un costo del lavoro più basso, i consulenti ed i funzionari che hanno guidato l'utilizzo dei fondi dell'Unione Europea, hanno saputo mobilizzare risorse - siano esse intellettuali o economiche - valorizzando le differenze intersistemiche. La cooperazione internazionale così individuata contribuisce alla defunzionalizzazione del confine, se non addirittura al suo superamento. Si tratta di un processo in pieno sviluppo praticamente in tutto il mondo, che propone alla comunità scientifica una nuova direttrice di ricerca. Come si è detto, la maggior parte della tesi è dedicata alla storia del pensiero sui distretti. Il Capitolo 1 ripercorre brevemente la storia della geografia anglo-americana, con due obiettivi: primo, dare delle indicazioni sul metodo che sarà seguito nel lavoro, ovvero, il dare molta importanza alle contingenze in cui le idee si sviluppano, e vedere il pensiero scientifico come parte di un più ampio insieme di istanze sociali, storiche ed ideologiche; secondo, collocare gli studi sui distretti nell'ambito della disciplina. Il Capitolo 2 traccia le origini dell'idea di distretto, con una breve analisi della rilettura di Marshall da parte di Becattini e dei primi lavori di quest'ultimo. Il Capitolo 3 traccia le linee di sviluppo della scuola distrettuale italiana. La parte centrale del capitolo è costituita dall'esposizione di una serie di lavori pubblicati in lingua inglese in Gran Bretagna o negli Stati Uniti da autori italiani, mostrando come la cooperazione con autori anglosassoni abbia aperto agli studiosi italiani maggiori possibilità di pubblicare all'estero. Inoltre, il capitolo traccia le linee principali dei contributi dei geografi al pensiero sui distretti (basandosi principalmente sugli articoli pubblicati su questo tema dal Bollettino della Società Geografica italiana e dalla Rivista Geografica Italiana), mostrando come ci sono stati contributi originali che avrebbero meritato maggiore visibilità internazionale. Il capitolo 4 parla invece dello sviluppo delle scuole di pensiero in ambito anglo americano che hanno attinto in maniera maggiore o minore al "caso italiano," e si illustra come questo è stato usato. Il Capitolo 5 parla della crisi di queste scuole di pensiero, e se ne analizzano le principali critiche emerse tra la fine degli anni Novanta ed i primi Duemila. Un articolo in particolare (Lovering: 1999) attacca questi studi sulla base di quello che Marx chiamerebbe "economia volgare," ovvero la circostanza che gli studi sulle economie regionali vengono spesso condotti in maniera analiticamente povera, col risultato di un asservimento agli interessi dell'élite, che avviene tramite lo sviluppo di una "classe di servizio" costituita da consulenti che attingono a risorse statali e di organismi internazionali, e producono progetti per richieste di fondi e proposte di politica economica. La parte empirica di questa tesi (Capitolo 6) in parte risponde a questa obiezione, mostrando come questa classe di servizio sta creando una rete di connessioni internazionali importanti per la crescita e l'armonizzazione delle istituzioni dei paesi membri dell'Unione Europea. Infine, il capitolo, che si basa su una serie di interviste condotte in Slovacchia e Bulgaria, contribuisce alla ricerca sull'internazionalizzazione dei distretti industriali italiani, inserendosi in un recente dibattito tra Enzo Rullani (2002) e Charles Sabel (2004). I risultati delle interviste, sebbene limitati e parziali, permettono di affermare che nell'analizzare i processi di internazionalizzazione è necessario distinguere con maggior chiarezza il ruolo delle istituzioni statali e della "classe di servizio" dei consulenti e quello delle imprese, e si invita a condurre ricerche più approfondite- all'estero in modo da capire meglio quali tipologie di interfaccia vengono creati tra le imprese e le istituzioni italiane e le realtà locali. Per quanto riguarda la questione di partenza, ovvero la ricerca dell'anello mancante per capire le interazioni interscalari tra economia, stati nazionali e unione Europea, non lo si è ancora trovato, né poteva esserlo nei ristretti limiti di questa tesi. Sarà l'oggetto di ricerca dei miei lavori futuri, e la presente tesi contribuisce a questo più ampio programma individuando nei processi di networking a livello di studiosi, imprese ed istituzioni un punto di partenza su cui lavorare. ; XVII Ciclo ; 1975 ; Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
AbstractIn the context of the literature on 'actually existing neoliberalisms', this article analyzes the policies and services supporting Italian foreign direct investment (FDI) in Slovakia. It identifies a group of organizations, both Slovak and Italian, which shape and deliver neoliberal pro‐FDI policies. By studying such an 'investment promotion community' (IPC) before and after the global financial crisis of 2009, and during Italy's prolonged crisis, this article shows both the persistence and adaptability of neoliberal policies and institutions. In so doing, it highlights some of the transnational flows underpinning the 'domestication' of neoliberalism in Slovakia. These findings support recent literature arguing that post‐crisis neoliberalism can be interpreted as a stunted Polanyian double movement, in which the state has improved some of its regulatory functions but without questioning the overarching neoliberal principles. Specifically, it shows that FDI policies and the support of Italian investors rest upon a professional community that has not changed much since the 2009 crisis. This community played a crucial role in embedding neoliberal rationalities in Slovakia and supports the persistence of this ideology in the post‐crisis environment.
Contents: Foreword by Dariusz Wójcik -- Introduction. Theorizing semi-peripheral geographies of finance and banking / Christian Sellar, Silvia Grandi and Juvaria Jafri -- 1. Geofinance/banking between political and financial geographies / Christian Sellar, Silvia Grandi and Juvaria Jafri -- Part I: Spatial structures of finance and banking -- 2. The geography of international financial institutions: what can this tell us? / Silvia Grandi -- 3. Shadow banking: a geographical interpretation / Gianfranco Battisti -- 4. Spatial development and offshore financial chains / Umberto Rosati -- 5. Financial system and urban networks: an empirical analysis of Brazilian territory / Fabio Betioli Contel -- Part II: The state-bank-firm nexus in the finance semi-peripheries -- 6. Italian banks and business services as knowledge pipelines for SMEs: examples from central and eastern Europe / Christian Sellar -- 7. Spatial aspects of the Russian banking system: transformation and access to credit for small Russian firms / Svetlana Ageeva and Anna Mishura -- 8. Bulgaria's banking system: outside and inside the financial geography of Europe / Elena Stavrova -- 9. Banking reform in Vietnam: persistence of the state? / Guanie Lim and Thong Tien Nguyen -- Part III: Micro-level action and reaction of people and firms -- 10. Cross-currency swaps and local credit money creation in the Turkish banking system / Engin Yılmaz -- 11. Geographical aspects of recent banking crises in Italy / Marco Percoco -- 12. Shadow financial citizenship and the contradictions of financial inclusion in Pakistan / Juvaria Jafri -- Index.
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AbstractThis article investigates public policies aimed at developing industrial clusters in Bulgaria by looking at initiatives at supranational, national and local levels. It argues that cluster policies have functioned as paths directing actions in the postsocialist transformation of Bulgaria. In doing so, it seeks answers to the following research questions: what are the connections between policy implementation, institutional changes and economic transformation at the national and local levels in Bulgaria; what is the role of the European Union in shaping these changes; and what is the role of local actors in shaping the policies and development trends within one specific cluster? Through an analysis of government policies, data and empirical research, the article shows how different groups (foreign consultants, local elites and national administrators) have understood the concepts of 'clusters' and 'industrial districts' in different ways, then used these concepts as a tool to access foreign resources. The analysis highlights both similarities and differences in cluster policies at the three levels considered.RésuméCet examen des politiques publiques de développement de pôles industriels en Bulgarie s'intéresse aux initiatives de niveaux supranational, national et local. Il affirme qu'au cours de la phase de transformation postsocialiste, ces politiques ont servi de mesures d'orientation de trajectoires. Parallèlement, l'étude cherche à répondre aux questions suivantes: quels sont les rapports entre mise en œuvre des politiques publiques, évolutions institutionnelles et transformations économiques tant au plan national que local? quel rôle l'Union européenne a‐t‐elle dans la configuration de ces changements, et quel poids les acteurs locaux ont‐ils dans la détermination des politiques et des axes de développement concernant un pôle particulier? En analysant les politiques gouvernementales, les faits et l'étude empirique, l'article montre que différents groupes (experts étrangers, élites locales et représentants de l'administration nationale) n'ont pas appréhendé de la même manière les concepts de 'pôles' (clusters) et de 'districts industriels', et qu'ils les ont ensuite utilisés afin d'accéder à des ressources d'origine étrangère. Ainsi, il est possible d'établir similitudes et divergences entre les politiques relatives aux pôles industriels, et ce, à chacun des trois niveaux étudiés.